Una piccola ricerca: cos' è il Ki ?

16 Feb

Storia del Ki

Il concetto orientale di KI è di difficile definizione.
In Giappone, tale termine è usato quotidianamente a partire dall’instaurarsi della cultura cinese. Il KI esprime il concetto delle energie fondamentali dell’universo, di cui fanno parte la natura e le funzioni della mente umana. Nell’antica Cina, poiché era visto come la forza che originava tutte le funzioni fisiche e psicologiche, il concetto di KI venne ampiamente utilizzato nella medicina orientale, nelle arti marziali
ed in molti altri aspetti della vita a partire dalla vita militare; il concetto di KI fu utilizzato per determinare il massimo livello della forza dei soldati, per scegliere in base a ciò il movimento militare idoneo. In seguito, lo studio dei KI divenne una forma di pratica di predizione del destino, mediante l’abilità dell’indovino di leggere il KI di un individuo.
In Oriente il corpo e la mente non esistono come entità distinte. Quindi ogni lato della cultura orientale (la Filosofia, l’Arte, le arti marziali, la medicina) tentano con molto impegno e sforzo costante di giungere alla vita universale attraverso una comprensione empirica dell’unione di mente e corpo.

 

Il KI nella filosofia

La possibile traduzione dell’ideogramma  KI, è Essenza Individuale, cioè quella peculiare caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri. Secondo una interpretazione spirituale o filosofica potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche oppure più concretamente di Personalità, Individualità, Carattere, Identità. Ciò che importa stabilire ora è l’esistenza di una energia che muove dall’interno del nostro corpo (inteso come sistema Mente/Corpo) e gli permette di interagire con la realtà. La cellula è l’unità fondamentale della materia vivente, il suo cuore è il nucleo, il suo corpo è la membrana citoplasmatica. La membrana plasmatica non è solamente una barriera passiva tra l’ambiente esterno e quello interno della cellula, ma è capace di governare il passaggio delle sostanze che l’attraversano. Durante lo sviluppo dell’organismo, sono le cellule che evolvendosi e specializzandosi formano i tessuti. La cellula consiste quindi dei componenti essenziali, necessari al processo vitale, in grado di fornire a tutto l’organismo energia e materiali di costruzione. Il complesso delle reazioni che generano energia è detto respirazione interna, per distinguerlo dalla respirazione polmonare. Crescita, rinnovamento e riparazione sono le caratteristiche fondamentali di ogni tipo di vita. Nell’ essere umano esiste una memoria di un passato antichissimo, un collegamento con i primordi della vita ed esistono misteriose e segrete, le istruzioni per edificare l’intera vita. Le cellule sanno perfettamente quello che devono fare la crescita, la vita e la riproduzione. Questa conoscenza è una forma di energia, ed è in questo senso che si intende il KI, come energia ancestrale, primordiale, come memoria, saggezza e armonia interiori, collegamento a tutti gli esseri precedenti e conseguenti. Il Ki è l’essenza, il seme, il germe, il nucleo dove si condensa il significato della vita. Come la cellula conosce il proprio scopo, sa chi è e cosa deve fare e lavora instancabilmente per essere sé stessa, anche l’essere umano ha un preciso compito nella vita. Cercarlo, scoprirlo, comprenderlo e realizzarlo è la chiave della felicità.Ki è quindi la Forza Vitale che scorre in ogni organismo vivente. In Sanscrito è conosciuta come Prana, nella Medicina tradizional cinese si chiama Chi, e circola negli organi interni e nei meridiani generando i principali processi fisiologici come la respirazione, la digestione, la circolazione sanguigna e linfatica, la secrezione e l’escrezione. Nelle arti marziali indica la capacità di concentrare e dirigere il potere personale durante il combattimento, (Kumite). Le pratiche yogiche di respirazione o Pranayama mettono in condizione di accumulare l’energia all’interno del corpo, attraverso la meditazione, i mudra, i mantra possiamo interagire con il nostro equilibrio psico-fisico.

Il Ki (Chi) nelle arti marziali

"Nella pratica, quando il tuo avversario sferra un colpo, devi già essere in movimento. Dopo che l’hai visto muoversi, è già troppo tardi ed un falso movimento da parte tua è fuori luogo, perché il colpo del tuo avversario è quasi mortale. Muoversi simultaneamente con il colpo; si deve sentire l’intenzione dell’avversario. Ma, in realtà, non è questione di usare la mente, ci si deve muovere naturalmente, senza pensarci. Quando raggiungerai questo stato, riuscirai a muoverti simultaneamente con l’ordine. Se pensi troppo all’inizio del colpo dell’avversario, non ti renderai conto dei suoi movimenti. Solo quando la tua mente è tranquilla come una pozza d’acqua e sei fisicamente all’erta, potrai renderti conto dei movimenti dell’ avversario e della sua respirazione naturale. In questo stato sentirai i cambiamenti di sentimento del tuo avversario" di Ueshiba Morihei.

  Ueshiba Morihei – fondatore dell’ Aikido 1883-1969

Attraverso la respirazione il Ki si accumula e riempie tutte le parti del corpo. Ma viene emanata solo quando corpo e mente sono sereni e distesi.
Nell’Aikido o nel Taijiquan ogni gesto è un movimento di energia, nel Karate, nel Judo, nel Ju Jitsu non è importante la forza muscolare quanto l’abilità di gestire e direzionare il Ki.

Il Maestro Shingeru Egami (Shotokai) in un passaggio del suo libro Karate-Do Nyumon dice:

"Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno stato superiore, l’allargamento e la purificazione di sestessi, sono le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso. Tentando di pulire la vostra mente dalle impurità della vita quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha il predominio. Questa è la pratica autentica. Ottenere qualcosa di valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in contatto fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella vita quotidiana bisogna arrivare a conoscere le nostre relazioni con gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e come le idee si possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di loro. Le persone devono essere mentalmente aperte e rispettose del benessere e della felicità altrui. In un combattimento, quando riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere una cosa sola con il vostro avversario’."

Il KI unifica la stessa base della mente e del corpo ed allo stesso tempo instaura una relazione reciproca con tutte le cose. Ogni cosa vivente deriva dal ki, il quale colma l’ universo. Il KI individuale ed il KI della natura sono uniti e s’influenzano reciprocamente. Il KI non è tangibile, ma attraverso le discipline orientali la mente può aprirsi ad esso avvertendone la presenza. Il maestro di Arti Marziali se lo specchio della sua anima è molto chiaro, vede tutto senza vederlo, distinguendo con esattezza senza distinguere.
Molte culture orientali si fondano su questo concetto. Per l’occidente il KI è un concetto nuovo e vista la predisposizione a vedere tutto in termini di analisi scientifica e culturale, non è facile da comprendere. Vi è un KI "innato" nella fonte della vita, il feto, e un KI "acquisito" che si accumula esternamente dopo la nascita materializzandosi in tre tipi precisi: Si crede che il KI fluisca prima attraverso il meridiano del rene e questa è la ragione per cui nelle arti marziali orientali il punto di energia più importante dei corpo è quello che si trova sotto l’ombelico e corrisponde al meridiano del rene: centro dei KI. Se si riesce ad individuare e controllare questo centro è possibile superare ogni tensione e trasformare tutto in ciò che emana il "centro". La sua influenza nelle funzioni della mente e del corpo dipende dalla visione dell’esterno che ognuno di noi ha. La vita è mantenuta da una relazione tra KI e mondo esterno.

Tratto da www.wikipedia.org

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