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19 Giu


Continua il viaggio nel mondo della danza e del teatro del TeatroForte presso il c.s.o.a. Forte Prenestino. Per il secondo anno consecutivo TeatroForte in collaborazione con il Medialab, l’Infoshop e la Sala Saltimbanchi presenta :

"EFFETTI DI MOVIMENTO II"  PANORAMICA SUI DIVERSI LINGUAGGI DEL CORPO CONTEMPORANEO.

L’evento si svolgerà dal 25 al 27 giugno a partire dalle 22.00 clicca quì per visionare il programma dettagliato. “EFFETTI DI MOVIMENTO II” invaderà per tre giorni gli spazi interni ed esterni del centro sociale più grande d’Europa con spettacoli, performance, laboratori, reading, video, mostre e istallazioni sul tema dei linguaggi del corpo contemporaneo. Scopo della rassegna è quello proporre uno spazio di incontro e confronto tra artisti di diversa provenienza e formazione. Uno spazio come luogo di confine, dove lo scambio e la relazione tra i contesti diventano la sostanza per alimentare una nebulosa in continuo divenire. Spazi che si attraversano come risposta necessaria alle provocazioni della realtà. 

Partecipano: Lady Murga e Patas Arriba, Teatri Offesi, Compagnia Passi a Piedi,  Tango Divino e Lunaif, Letture precarie,  G.A.R. company, AL_VARO, Living Teatro Europa, Maddai, Fuori Terra, AKR collettivo e Andrea Damage, Atacama, Diesisteatrango, Teatro Deluxe, Ippocratis Veneris, Iscra, Fabrizio Perrini, M42, Claudio Oliva, Monica Ferrenti.
4 Mar

 

ideazione e regia di Danio Manfredini sarà al Teatro India di Roma dal 31 marzo al 5 aprile 2009

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LABORATORIO TEATRALE condotto da Danio Manfredini dal 7 all’11 aprile presso il Kollatino Undergound http://www.kollatinounderground.org/

"…. Io ai miei maestri sarò grato tutta la vita, perchè non mi sono avvicinato con la pretesa di essere da loro ‘istruito’. Non ho mai chiesto: "fatemi diventare come voi". Sono persone che ho incontrato e che mi hanno dato forza e consapevolezza; mi hanno aiutato praticamente a saper attingere alle mie risorse…. Non puoi chiedere più di un azione al tuo maestro. Tuo è il lavoro, il percorso e il risultato….." da un’ intervista di Piergiorgio Giacchè a Danio Manfredini

20 Mar

"Qualcosa mi turba.

Debitamente punta, l’ emozionalità del mio quotidiano appare deformata.

Non ho letto le avvertenze ed ora

 qualcosa di carnalmente vivo

si dimena.

Nulla di conosciuto in questo paesaggio.

Dove sono?

Mi chiedo instancabilemte se sono pronta

 a voler assecondare quell’oscura parte di me

così ben ignorata. "

Vera

11 Mar

 Tre laboratori di danza Buto a Roma

Masaki Iwana - Vermilion SoulsNell’ambito della rassegna internazionale di danza Buto Trasform’azioni 08, Lios & L’Archimandrita – Teatro Furio Camillo organizzano a Roma tre laboratori:

Dal 18 al 19  marzo – Masaki Iwana: nato nel 1945 a Tokyo, Iwana è uno tra i più conosciuti performer di danza Buto del Giappone. Fondatore de La Maison du Butoh Blanc in Francia, ha all’attivo oltre 150 produzioni coreografiche e nel 2004 ha diretto Vermilion Souls, il suo primo lungometraggio. 

Dal 21 al 24 aprileYoko Muronoi: cofondatrice nel 1996, insieme a Masaki Iwana e Silvia Rampelli, della compagnia  Habillé d’Eau.

Dal 2 al 5 giugnoAkira Kasai: appartenente alla prima generazione della nuova danza giapponese e collaboratore di Tatsumi Hijikata, padre fondatore del Buto insieme a Kazuo Ohno.

+ INFO Flavio Arcangeli 329.3418656  flavioarcangeli@hotmail.com

Laboratorio di Topeng a Roma

10 Nov
Tari Topeng Cirebon, or mask dances of Cirebon.
Letteralmente topeng significa “qualcosa di premuto contro (il viso)”, ma la parola non traduce “maschera” nel senso dell’oggetto di legno scolpito e dipinto, che in quanto tale si chiama tapel. Esistono infatti molte altre maschere nel teatro di Bali, che non sono assimilabili né possono essere mescolate a quelle del Topeng, le quali invece, associate all’Arja (la cosiddetta “opera” balinese), danno vita al Prembon. Questa contaminazione moderna, assai in voga oggigiorno, segue l’evoluzione e le mode del gusto popolare: accanto a caratteri del Topeng troviamo dunque giovani cantanti/danzatrici con i loro virtuosistici ed acuti gorgheggi, in un’atmosfera dove la farsa prende presto il sopravvento sul dramma. Anche gli spettacoli per i turisti reclamano spesso il loro assaggio di Topeng: capita allora di trovare qualcuna delle sue danze infilata in programmi “antologici” di rapido consumo.

7,8,9,10,11, gennaio 2008 Roma

L’ATTORE E LA MASCHERA

Laboratorio teatrale con le maschere del Topeng di Bali

condotto da Enrico Masseroli

Nessuno si stupisce di trovare nei nostri teatri interpreti orientali cimentarsi con successo nella lirica o nel balletto. Ma se sono occidentali a farsi interpreti di culture sceniche orientali? Nel 1931 a Parigi i balinesi incantarono con il loro teatro la critica europea. La recensione di Antonin Artaud divenne uno dei manifesti emblematici della ricerca teatrale moderna.

Enrico Masseroli, attore e regista “europeo”, di quel teatro di ricerca che ha cercato in Oriente la necessità del suo essere, l’autonomia del proprio linguaggio. Vent’anni or sono ha iniziato lo studio del teatro balinese con il celebre Maestro I Made Djimat, partecipando in seguito a spettacoli e cerimonie. In Europa danza con i gamelan Cara Bali di Monaco e Anggur Djaya di Basilea. Attualmente presenta (purtroppo in Italia con la musica registrata) uno spettacolo con le maschere tradizionali del topeng, con i dialoghi in versione italiana. Ha utilizzato maschere ed elementi del teatro balinese in alcuni spettacoli di Teatro di Strada proposti dal suo gruppo “The Pirate Ship” (Il vascello pirata).

Premessa: per essere attore è necessario svestirsi della propria identità privata. La recita di se stessi appartiene alla vita quotidiana. Sulla scena si pretende viva un altro essere: personaggio, carattere, doppio… poco importa come si chiami.
Indossando una maschera, il principale riferimento alla persona privata, il volto, è occultato. Il problema sembrerebbe così evitato in partenza. Non è vero, una maschera non si appoggia su di un corpo vivo come si appende al muro. La vita che contiene, la sua identità, deve essere animata. Chi è che mi schiaccia il viso? (topeng significa letteralmente "premuto contro").  Da dove viene, quali storie l’hanno attraversata, come si muove, che cosa può e che cosa deve fare?
Il laboratorio procede dalla morfologia del teatro/danza balinese e dalla sua espressione nel Topeng, genere drammatico i cui personaggi sono rappresentati da raffinate maschere di legno. I loro movimenti spaziano dalle stilizzate posture e i precisi passi di danza dei nobili, alla libertà sfrenata goduta dai buffoni.
Non si tratta però di trasmettere solamente forme e stili del teatro di Bali, bensì di trovare gli elementi universali e per noi viventi delle sue maschere: lo spirito del carattere, il suo respiro, la composizione della partitura fisica, la deformazione grottesca, i lazzi comici, i tempi e i modi dell’improvvisazione strutturale….. Inseguire, o meglio aspettare, Taksu, come i balinesi chiamano il potere dell’ispirazione, dell’abbandono ad un’energia superiore.
Infine scoprire insieme come gli stessi principi teatrali, trovino riscontri e applicazioni in altre forme e tradizioni, con altre maschere.

Programma di lavoro:

    • Tirocinio tecnico, per la padronanza del proprio corpo, conoscere le sue articolazioni, acquisire elasticità e prontezza.
    • La morfologia del teatro balinese: posture, passi ed unità corografiche maschili e femminili, la dialettica espressiva keras / manis (forte-duro / dolce-delicato), struttura ritmica e musicale
    • Baris, la danza del guerriero, base propedeutica al Topeng ed esempio di composizione coreografica e della sua relazione con la musica.
    • Improvvisazione strutturale, studio del personaggio e del carattere, sia con maschere di Bali, sia d’altra provenienza, che i partecipanti, se ne hanno, sono invitati a portare.

    Iscrizioni e info 06.45477049 info@laboratoriumteatro.it

    -Questo laboratorio mi è stato consigliato da una cara amica, la quale vi ha partecipato l’anno socrso…con commenti positivi e anche divertiti! Accolta come proposta interessante inoltro a tutti voi l’invito a parteciparvi-

21 Apr

Rena Mirecka è un’attrice dell’Instytut Aktora Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski, con il quale ha lavorato 23 anni a partire dal 1959. Nel gruppo del Laboratorium che ha elaborato il Training per l’attore, Rena Mirecka ha svolto un compito molto importante: lo studio e il perfezionamento degli Esercizi plastici. Rena Mirecka ha interpretato il ruolo femminile principale in tutte le performance create da Jerzy Grotowski. Ha recitato in Polonia, in quasi tutti i Paesi europei, in USA, in Canada, in Australia, in Medio Oriente ed in Estremo Oriente. Dai primi anni ’70 ha condotto indipendentemente seminari teatrali con attori e persone aventi altre professioni. In seguito ha portato la sua esperienza sempre più in profondità, nel progetto Be here now – Towards (dal 1982 al 1988) realizzato in collaborazione con Mariusz Socha ed Ewa Benesz, anch’essi attori dell’Istituto di Jerzy Grotowski. Il progetto si è sviluppato attraverso esperienze seminariali, riservate a piccoli gruppi di persone, che si sono svolte in diversi Stati europei e dell’America, e in Israele nel deserto del Negev a Gerusalemme. Ogni viaggio ad Est, le nuove ispirazioni e le nuove pratiche e le esperienze più profonde trasformano… così è nato il progetto The Way to the Center (1988-1992). Dal 1992 Rena Mirecka, in collaborazione con i suoi colleghi, prosegue il progetto Now It’s The Flight e le attività del Laboratory Art Education. Inoltre dal 1993 è stata elaborata la ‘para-performance’ Canoa, una "ritual action" che si sviluppa nel corso di tre incontri aperti ad un gruppo di partecipanti.Dal 1992 Rena Mirecka, in collaborazione con Ewa Benesz, dirige l’International Center of Work Prema Sayi in Sardegna, presso Castiadas (Cagliari). Nel Centro si svolgono seminari e attività permanenti a cui partecipano studenti e ricercatori provenienti da diversi luoghi del mondo.

" Per anni Rena Mirecka – prima interprete femminile del Teatr Laboratorium- ha continuato a sviluppare la ricerca parateatrale nata intorno agli anni ’70 nell’ambito delle attività del Teatro Laboratorium, fondato in Polonia dal grande maestro Jerzy Grotowski.

La radice mitica e antropoogica del Parateatro risale alla notte dei tempi, esso può essere inteso come uno "speciale" processo formativo, che, attraverso arte, comunione, ritualità, tecniche psicocorporeee, anela ad "iniziare", equilibrare ed evolvere l’anima individuale, ricercando vie di armonizzazione con l’anima mundi.

Nel Parateatro si compie un processo per l’ispirazione ( che vuol dire incontro con lo spirito), quindi si pratica una ricerca artistica e spirituale, ma nel senso di un’arte e di una spiritualità "intime" e aperte ad ogni sincero insegnamento di amore e di libertà.

Si praticano diverse tecniche per conoscere e trasformare il corpo, la mente e lo spirito; possono svilupparsi forme creative, arti e riti che nascono dai propri sogni; ci si può avvicinare a forze ed essenze archetipiche praticando attivamente canti musiche danze e insegnamenti della tradizione rituale; si prova ad essere e a partecipare con autenticità, cercando di scoprire e di offrire la propria spontaneità umana e creativa. Così se si partecipa con sincerità e dedizione, si sente di essere più liberi, e di poter vivere, creare, dare, ricevere in armonia con le "energie sottili" della natura…" 

(Pier Pietro Brunelli)

Per chiunque fosse interessato dirigerà a Roma dal 26-30 maggio il laboratorio di ricerca "THE WAY"-info : www.laboratoriumteatro.it  Ringrazio <zingaro felice> per avere ispirato questo mio post ! Adoro la condivisione….