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1 Lug
FEMINEA - WHITEFRAMEFEMINEA – WHITE FRAME
 in NEW YORK CITY!

8.9.10 luglio 8PM @Theaterlab, New York, Usa

AN IDEA BY Claudio Oliva & Vera Michela Suprani
FEATURING Vera Michela Suprani
MUSICIAN Alessandro Oliva
DIRECTED BY Claudio Oliva
A Teatro Deluxe production 2010
WITH SUPPORT FROM Theatrelab, Duncan 3.0 and Teatro Forte

Nato per essere rappresentato in occasione delle prossime date newyorchesi del gruppo, FEMINEA – WHITE FRAME è un progetto performativo, uno studio multimediale che pone in relazione una performance dal vivo con il preesistente video (realizzato da Teatro Deluxe nel 2009) FEMINEA – I ANIMAZIONE. La necessità di questo lavoro nasce dall’intenzione di dar seguito ai ragionamenti che le prime fasi del progetto FEMINEA (lo stesso video e la serie fotografica da cui ha tratto origine) avevano generato, anche al di là delle intenzioni autoriali: sullo schermo uno studio sulle relazioni fra diversi media (video-fotografia-corpo) si fa – anche in virtù dell’ambiguità della protagonista – invito alla riflessione sull’identità del corpo contemporaneo. E’ apparso inevitabile proseguire il lavoro in questa direzione, partendo dal primo elemento che identifica un essere umano al di là del proprio aspetto: il gesto.

Il primo frammento, dunque, è bianco. E’ tabula rasa come la mente di un neonato, una nuova vita a cui niente è dato al di fuori dell’istinto, elemento indispensabile al corpo per superare i propri limiti. L’inizio dell’ esistenza è caratterizzato da una gestualità inconsapevole; la sua messa in scena può ricondurre lo spettatore a quella parte del proprio vissuto che egli non potrà mai ricordare e che viene dunque a connotarsi come non-ricordo collettivo, sebbene il corpo di ciascuno di noi ne conservi memoria, tracce più o meno vive. Proprio per questo si è deciso di interrogare il corpo di un neonato, cercando di re-individuare il senso ed il percorso compiuto per giungere alla coscienza di sé. Una ricerca, dunque, ed un tentativo di analisi del movimento sulla via attraverso la quale l’ essere vivente diviene consapevole di esistere.

http://www.theaterlabnyc.com

18 Apr

Pearl: originale creazione di Teatro Deluxe

E’ in scena un interessante spettacolo al Teatro del csoa Forte Prenestino, fino a stasera 17 aprile. Storia di un’adolescente e di un affetto mancato…

Pearl - Teatro Delux

Frequentare strade poco battute, conoscere giovani artisti inquieti che scalpitano per avere un po’ di spazio, andare a cercare nuove forme, nuovi approcci alla materia teatrale, anche se grezzi, anche se realizzati con poco, con quello che basta. Teatro Deluxe l’ho conosciuta per caso sul “libro delle facce”, è una compagnia rinata nel 2007 (dopo la dipartita di alcuni protagonisti del progetto iniziale), Vera Michela Suprani (attrice e autrice) e Claudio Oliva (autore e regista) sono i due responsabili (in positivo) della rinascita del gruppo. Nel 2008 al Kollatino Underground hanno presentato il loro primo lavoro, Pearl. Adesso lo spettacolo è in scena fino a stasera al teatro del csoa (centro sociale occupato e autogestito) Forte Prenestino. Pearl più che una storia è un momento, è il racconto di una condizione di vita adolescenziale frantumata. Vera Michela Suprani entra in scena dopo un prologo senza attori nel quale attimi tristemente comici di un interno familiare vengono raccontati proiettando alcune diapositive, i personaggi sono delle bambole, ma parlano con voci umane, nel vuoto raccontano già un malessere fatto di inquietudini adolescenziali. Poi della scena si appropria una bambina, forse già troppo cresciuta, era lei una delle bambole, è lei che da anni è costretta a dividere il proprio padre con le donne da lui occasionalmente amate, è lei che si prepara ad andare o non andare al matrimonio del genitore con la sua ultima fiamma. In scena solo un tappeto rosso circolare, una poltrona gonfiabile e una colonna con dei piccoli mezzi busti. La contrapposizione di sensazioni e sensibilità è una delle caratteristiche principali di questo lavoro, la scena non è propriamente la ricreazione della tipica camera di un’adolescente, c’è questa fuga visiva verso il surrealismo, però la storia che vi si racconta è quotidiana amministrazione dell’esistenza umana ed è proprio questo scarto ad essere interessante. Poi c’è anche il contrasto che nasce tra l’adolescenza, mutazione della mente e del corpo e la figura esile, ma già cresciuta dell’ attrice: un corpo da adulta che negli attimi della rappresentazione ritorna alla sua adolescenza, osando senza nascondersi, denudandosi. Non c’è linearità nella drammaturgia, ci sono balzi temporali in cui la Suprani prima dialoga con il padre e poi diventa lei stessa una delle sue donne, le imita mettendosi una parrucca e ballando come farebbero loro, ne acquisisce i modelli, poi torna ad essere una bambina la cui unica richiesta è un grido d’aiuto a un padre che non ascolta. Lo spettacolo, anche se, a mio avviso, potrebbe essere sviluppato ulteriormente (non mi pare duri più di 30-40 minuti) e curato in alcuni particolari, lascia ben sperare proprio per l’ estetica con cui il tema è rappresentato, per le contraddizioni che animano forma e contenuto di cui parlavo prima e in definitiva per la voglia di creare qualcosa che abbia una sua autonomia artistica e dunque una sua originalità.

Regia: Claudio Oliva
Drammaturgia: Vera Michela Suprani e Claudio Oliva
Con: Vera Michela Suprani e Roberto Sacripanti
Disegno Luci: Marco Fumarola
Fonia: Giulia Di Vincenzo
Voci off: Valentina Cannizzaro e Claudio Oliva


In scena il 16 e 17 aprile 2009
Teatro Forte – csoa Forte Prenestino
Roma

Andrea Pocosgnich
andrpcs@gmail.com

 

6 Nov

Photobucket

Il punto di partenza fondamentale per l’attore, è che il suo corpo è sensibile al paesaggio immediato a contatto con cui recita. La piena attenzione della mente e del corpo dovrebbe risvegliarsi proprio in quel luogo e proprio in quel momento (non un’idea di tempo), e proprio con le persone che si trovano con lui in quel tempo e in quello spazio. La società industriale preme sempre per fare di noi degli «arrivisti», delle «merci». Molti dei nostri desideri sono creati artificialmente, così come molti dei nostri modelli non ce li scegliamo liberamente. Siamo educati e condizionati a essere «presenti» solo in relazione allo scopo. Quando vado da casa mia fino al negozio del droghiere non sono presente. Quando arrivo dal droghiere non sono presente fino a quando non torno a casa. Andando da un punto A a un punto B ci troviamo in una specie di non-vita, e da B a C è lo stesso. Questa è una delle nostre primissime lezioni… rapportarsi allo scopo. Questo ci insegna a vivere nel tempo assente. L’attore deve fissare le regole che si deve autoimporre. La tecnica dell’attore è una disciplina interna. La prima fase della preparazione di un attore, è molto spesso la tappa più lunga, consiste nel trovare dentro di sé un posto libero. Molto spesso l’attore crede erroneamente che la sua preparazione dovrebbe consistere nel riempirsi di profonde esperienze emozionali. Invece deve trovare uno spazio vuoto dove il flusso vitale scorra in lui inanimato e disponibile. Un luogo libero. Diciamo pure che è il posto da dove trae il respiro… non il respiro… ma da dove parte l’inspirazione. Un attore completamente preparato dal punto di vista emozionale, sovraccarica la sua vita interiore, riempie lo spazio libero, e tutto questo agisce contro la sua ricerca. Ci sono correnti di esperienze umane profonde e costanti, che scorrono in noi a un livello inferiore al suono. Quando ci occupiamo dei nostri rumori, non possiamo seguire questa corrente. Più un attore si compiace di questa sensazione che prova, più si allontana dalla corrente. Prima di tutto, l’attore deve essere presente nel suo corpo ,presente nella sua voce. Secondo, il corpo deve essere sveglio – per intero, le parti e il tutto – e deve essere pronto a reagire a stimoli fantastici e immediati. La voce deve essere viva e esistere entro lo spazio ambientale, sensibile agli stimoli esterni filtrati dalla mente, e profondamente risentiti nel corpo. La voce si origina dentro il corpo e arriva a esistere nello spazio. I sensi devono essere tesi a percepire quello che sta accadendo, e che sta per essere creato, trasformando lo spazio, sempre in grado di ritornare al quieto punto di partenza interno. Questo spazio interno c’è sempre, che si metta in contatto o no. Dobbiamo essere capaci di andare da qualche altra parte – dove, non sappiamo. C’è il pericolo di Perdersi. C’è il pericolo di perdersi. Prevedilo: calcolalo.

JOSEPH CHAIKIN 1935– 2003 (anche nella foto) " La presenza dell’attore", Einaudi, Torino 1976. http://www.josephchaikin.com/

7 Giu

DELLA RETORICA

La più grande maestra si rivela essere la pratica con tutto ciò che comporta…

Non tradire l’idea, è forse questo il segreto?

22 Mag

 NON E’ PURA UTOPIA :

Quello che inseguo è un teatro che riesca a pervadere ed  animare 

il mio quotidiano e quello di tutti coloro che vi partecipino….

Tutto potrebbe avere inizio da una visione che scuote o solletica alcune profondità

sconosciute o taciute…

Vi è mai capitato?

14 Mag

OtherClassesFOTObar-1.jpg picture by TEATRODELUXE

Cosa significa cold reading o "lettura a freddo"?

Le notizie pervenute dalle mie ricerche virtuali e non sono abbastanza scarse, comunque vorrei condividerle con voi…

E’ una tecnica spesso usata da psicologi, medium, illusionisti…che permette di tratteggiare il profilo psicologico di una persona senza sapere nulla di lei prestando attenzione ad alcuni dettagli importanti come tono di voce, gestualità abbigliamento, postura ed espressione del viso.

oppure se preferite l’arte in cui si crea l’illusione di sapere tutto della persona che ci si trova davanti.-

Mi stupisco all’idea (ne ho la certezza) che sia utilizzata come metro di selezione durante provini teatrali e cinematografici;scopro anche l’esistenza di corsi preparatori…

Suppongo debba funzionare più o meno così:

sei in una sala per essere "provinata" ti danno un testo che tu leggi a "freddo" (in quanto è la prima volta che lo vedi in vita tua) e chi sta di fronte ti osserva pensando di avere già capito chi sei… Non nascondo la mia perplessità, sono più favorevole ad altri approci verso l’altro come per esempio una chiacchierata su un argomento qualsiasi….

7 Mag

Photograph: EPA/Julian Martin

 Peter Brook

Nato a Londra nel 1925 da genitori d’origine russa, dopo una brillante laurea ad Oxford in letteratura comparata, iniziò ad occuparsi di teatro, a sentir lui, più per caso e per necessità economiche che per un interesse profondo: la sua passione dichiarata era infatti il cinema…..  http:// /www.peterbrook.net

Scrive nel lontano 1968 : " E’ uno strano ruolo quello del regista: non vuole essere Dio, eppure il suo ruolo questo richiede; vuole essere libero di sbagliare, ma gli attori instintivamente cospirano per far di lui un arbitro, perchè in ogni momento hanno un bisogno disperato di un arbritro. In un certo senso il regista è  sempre un impostore una guida nella nortte, che non conosce il territorio, ma che non ha scelta: deve fare la guida ed imparare il percorso facendo."Dal libro " Lo spazio vuoto" di Peter Brook

Per chi non l’avesse letto, questo testo è più che consigliato; offre numerosi stimoli per ampliare la propria visione teateale e, perché no, anche per metterla in discussione….Vera

  

2 Mag

Scrive Albert Camus….

"anche l’amore è un lusso"

e mi sembra più che in tema, inoltre:

"La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente"

Io oggi ho donato un salto!

30 Apr

Credo fermamente nell’ importanza dell’ incontro con il pubblico.

 La domanda che mi pongo è: "succederà qualcosa?"

Si creerà  l’unità auspicata anche solo per un breve momento?

Questi gli interrogativi che stimolano il lavoro di preparazione all’evento:

http://www.kollatinounderground.org/index_1.htm

28 Apr

Della spontaneità…finalmente

"La spontaneità opera nel presente, nel qui ed ora; essa stimola l’individuo verso una risposta adeguata ad una situazione nuova o a una risposta nuova ad una situazione già conosciuta."

Nell’atto concreto la spontaneità e la creatività sono intimamente fuse. Se manca lo stato di spontaneità, la creatività rimane inerte, nascosta, qualunque sia la sua entità potenziale. L’atto privo di spontaneità è l’atto meccanico, ripetitivo, riflesso, stereotipo; atti di questo genere sono propri della macchina, del robot, del computer. La spontaneità coinvolge, con ritmi diversi, tutti gli esseri viventi ed è l’elemento che ha permesso l’evoluzione della vita dalle forme primordiali a quelle più evolute.

La spontaneità stimola a trasformare la realtà, a rompere gli schemi, ad evitare tallizzazioni; essa comporta di affrontare i rischi del cambiamento. Ed è pertanto in contrasto con la tendenza alla conservazione rassicurante riscontrabile in ogni organismo sia individuale che sociale. J.L Moreno

Il video è un frammento di "The cost of living" DV8 physical Theatre