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18 Dic

Mi aiuta pensare che le azioni abbiano delle conseguenze:

anche quando tutto sembra immobile,

 so che ho agito e che qualcosa succederà…

2 Dic

Imparo ad aspettaree ragiono sul fatto che aspettare seduti ed essere pronti è impossibile. // I learn to waitand think: wait sitting and be ready is impossible.

16 Nov
….."In questo consiste oggi  la vocazione teatrale: nell’ entrare con consapevolezza nella dimensione spazio-temporale del teatro per esiliarsi dal mercato virtuale e dalla virtualità del mercato e celebrare l’essere umano che viene prima del denaro e dopo il denaro, anche se con il denaro intrattiene relazioni di concretezza…."Moni Ovadia
 
Perchè il teatro dovrebbe esliarsi dalla virtualità? Perchè privarsi di tale mezzo di comunicazione ci renderebbe consapevoli?  Vera
6 Nov

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Il punto di partenza fondamentale per l’attore, è che il suo corpo è sensibile al paesaggio immediato a contatto con cui recita. La piena attenzione della mente e del corpo dovrebbe risvegliarsi proprio in quel luogo e proprio in quel momento (non un’idea di tempo), e proprio con le persone che si trovano con lui in quel tempo e in quello spazio. La società industriale preme sempre per fare di noi degli «arrivisti», delle «merci». Molti dei nostri desideri sono creati artificialmente, così come molti dei nostri modelli non ce li scegliamo liberamente. Siamo educati e condizionati a essere «presenti» solo in relazione allo scopo. Quando vado da casa mia fino al negozio del droghiere non sono presente. Quando arrivo dal droghiere non sono presente fino a quando non torno a casa. Andando da un punto A a un punto B ci troviamo in una specie di non-vita, e da B a C è lo stesso. Questa è una delle nostre primissime lezioni… rapportarsi allo scopo. Questo ci insegna a vivere nel tempo assente. L’attore deve fissare le regole che si deve autoimporre. La tecnica dell’attore è una disciplina interna. La prima fase della preparazione di un attore, è molto spesso la tappa più lunga, consiste nel trovare dentro di sé un posto libero. Molto spesso l’attore crede erroneamente che la sua preparazione dovrebbe consistere nel riempirsi di profonde esperienze emozionali. Invece deve trovare uno spazio vuoto dove il flusso vitale scorra in lui inanimato e disponibile. Un luogo libero. Diciamo pure che è il posto da dove trae il respiro… non il respiro… ma da dove parte l’inspirazione. Un attore completamente preparato dal punto di vista emozionale, sovraccarica la sua vita interiore, riempie lo spazio libero, e tutto questo agisce contro la sua ricerca. Ci sono correnti di esperienze umane profonde e costanti, che scorrono in noi a un livello inferiore al suono. Quando ci occupiamo dei nostri rumori, non possiamo seguire questa corrente. Più un attore si compiace di questa sensazione che prova, più si allontana dalla corrente. Prima di tutto, l’attore deve essere presente nel suo corpo ,presente nella sua voce. Secondo, il corpo deve essere sveglio – per intero, le parti e il tutto – e deve essere pronto a reagire a stimoli fantastici e immediati. La voce deve essere viva e esistere entro lo spazio ambientale, sensibile agli stimoli esterni filtrati dalla mente, e profondamente risentiti nel corpo. La voce si origina dentro il corpo e arriva a esistere nello spazio. I sensi devono essere tesi a percepire quello che sta accadendo, e che sta per essere creato, trasformando lo spazio, sempre in grado di ritornare al quieto punto di partenza interno. Questo spazio interno c’è sempre, che si metta in contatto o no. Dobbiamo essere capaci di andare da qualche altra parte – dove, non sappiamo. C’è il pericolo di Perdersi. C’è il pericolo di perdersi. Prevedilo: calcolalo.

JOSEPH CHAIKIN 1935– 2003 (anche nella foto) " La presenza dell’attore", Einaudi, Torino 1976. http://www.josephchaikin.com/

17 Ott

Un nuovo progetto impegna le nostre menti…

Nascono associazioni libere ed un po’ spaesate, 

che trovano rifugio in lunghi dialoghi a due.

Manteniamo un viglie ascolto con il quotidiano, indagandone la superficie.

Non è facile  prevedere quale direzione sceglieremo….

3 Ott

Ogni esperienza essenziale della nostra vita si realizza per il fatto che c’è qualcuno con noi.

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"Quel che importa non è come assicurarsi l’approvazione dello spettatore, ma accettarsi… Il nostro coraggio di scoprirci, di svelarci, ha un’altra difficoltà da superare, causata dagli occhi di uno sconosciuto. Non è sufficiente compiere ciò che ci rivela; si deve fare di più: compierlo, per quanto possibile, in piena luce, non furtivamente, ma apertamente. Non nascondersi significa semplicemente essere interi, allora la nostra esperienza e la nostra vita si aprono…"  1972 Jerzy Grotowski

 

9 Set

" La memoria come un corpo pieno fino al collo di fogli accumulati. Dalla nascita ad oggi questo corpo ha espresso qualcosa, accumulando atti come strati di carta sovrapposti, immagazzinati fino a creare una figura completa di testa, torso , gambe e braccia…."

Nario Goda spiegando la filosofia di Tatsumi Hijikata – tratto dal testo " Il Corpo Eretico" di Maria Pia D’ Orazi.

29 Giu

Dal film " Santa Sangre" 1989 (Sangue Santo) di  Alejandro Jodorowsky.

In questa scena viene ricreato, almeno in parte, uno spettacolo del mimo francese Marcel Marceau , La creazione del mondo, una rilettura dei primi due capitoli del libro della Genesi in forma di pantomima. Jodorowsky e suo figlio avevano lavorato tutti e due con Marceau.

Alejandro Jodorowsky
È nato a Iquique (Cile) nel 1929. Suo nonno era un ebreo di origine russa, sfuggito alle persecuzioni in Ucraina e stabilitosi in America del Sud. Sua madre era una cantante d’opera, figlia di un ballerino, anche lui di origine russa. Bambino precoce, impara a leggere a quattro anni ed è subito attratto dai capolavori della letteratura francese, come I tre moschettieri di Alexandre Dumas. Nel 1942 la famiglia si trasferisce a Santiago. Lì frequenta per due anni l’università seguendo corsi di filosofia e di psicologia. Fa anche il clown in un circo, dando così inizio alla sua carriera d’attore e fonda un teatro di marionette. Nel 1955, con pochi soldi in tasca, va a Parigi e studia mimo con Marcel Marceau, per il quale scrive alcune pièce, come Il fabbricante di maschere o La spada del samurai. Stringe amicizia con lo scrittore e regista Fernando Arrabal e con il disegnatore Roland Topor. Nel 1962 i tre danno vita ad un movimento battezzato "Panico", in omaggio al dio Pan. Jodorowsky scrive diverse opere teatrali paniche, e un Metodo di Filosofia Panica. Dopo aver conosciuto il Messico nel 1960, in una tournée con Marcel Marceau, decide di stabilirsi lì, cosa che farà nel 1965, dando avvio a un’intensa attività teatrale. Mette in scena opere di Strindberg, Ionesco, Arrabal, Beckett, Shakespeare e Nietzsche. Realizza un fumetto, scrivendone il soggetto e disegnandolo, dal titolo Fábulas Pánicas, che pubblica settimanalmente in un importante giornale
…..

19 Giu

Che tu ne dica…

le dimensioni non sono immutabili!

Teatro come lente d’ ingrandimento per ritrovare se stessi…

7 Giu

DELLA RETORICA

La più grande maestra si rivela essere la pratica con tutto ciò che comporta…

Non tradire l’idea, è forse questo il segreto?