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6 Mar

IMPROVVISAZIONE….

"Nell’ ambito del teatro contemporaneo di ricerca il rifiuto del testo drammatico o di una sua passiva accettazione, dell’ imitazione di modelli prestabiliti e di forme tradizionali aveva reso l’improvvisazione il fulcro del processo creativo dell’attore e dello spettacolo. Nascevano così il mito dell’improvvisazione ( a volte schermo per nascondere l’ignoranza del passato), l’atteggiamento fideistico verso il training, il caos spacciato per la spontaneità. L’errata interpretazione romantica della Commedia dell’Arte, come qualcosa di imprevisto ed irripetibile, inventato sul momento, sta all’origine della visione distorta dell’improvvisazione:  in realtà i comici italiani usavano una tecnica individuale che organizzava il proprio sapere drammaturgico e corporeo variando consapevolmente i temi.  Nel teatro Occidentale non esiste uno spartito per l’attore, eccetto il metodo Laban per la notazione della danza, nè un codice preciso alla base del lavoro da compiere in scena; al  contrario esso è codificato in modo preciso e rigido nei teatri orientali e l’improvvisazione interviene solo alla fine del processo creativo , non all’inizio. L’imitazione del maestro per lunghi anni porta ad una padronanza del modello tale da permettere poi variazioni ed arrichimenti…."

da " Una categoria della cultura teatrale occidentale-l ‘improvvsazine-  a confronto con alcune pratiche dell’attore orientale", Nicola Savarese in Teatro Oriente/Occidente a cura di A. Ottai, Bulzoni 1986, Roma.

Mi sembrano osservazioni importanti tali da meritare attenzione…le sottolineature sono le mie…Vera

23 Feb

di Banksy

IL CARATTERE CORPOREO DELL’ ESISTENZA UMANA

"Noi siamo al mondo non come coscienza incorporea, ma come esseri che percepiscono il tutto attraverso i sensi. L’esperienza di spazio tempo vissuta dal corpo sottolinea un orizzonte di esistenza in cui le cose hanno per noi un significato. Il termine francese "sens" con il suo duplice signifiicato di senso e direzione, indica il grado in cui il significato del mondo deriva dai nostri movimenti corporei. Contemporaneamente trascendo sempre la mia situazione concreta dal luogo in cui mi trovo e mi dirigo verso la mia destinzaione. 

Nel fare ciò rivelo anche il significato del mio punto di partenza."

Di K.Levin Stephen " The expressive body: a fragmented of totality".

20 Feb

 

ORDINE DEL GIORNO: TROVARE IL TEMPO.

"Tutti gli uomini, in tutte le epoche, e ancora oggi, si dividono in schiavi e liberi; perche’ chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa sia per il resto: uomo di stato, commerciante, impiegato statale, studioso."
(Friedrich Nietzsche )

15 Feb

"Ogni creazione valida riesce soltanto nella condizione di schietto abbandono del proprio Io, nella quale chi opera non può più essere presentato come ‘se stesso’.

Solo lo spirito è presente, una sorta di vigilanza che non presenta affatto la sfumatura dell’ ‘io stesso’, e perciò penetra tanto più liberamente in tutte le lontananze e le profondità

"con occhi che odono e con orecchie che vedono"….

…L’allievo ri-cor-da che più importante di tutte le opere esterne, anche le più affascinanti,

è l’opera interiore che egli deve attuare se vuole portare a compimento la sua vocazione d’artista…

 L’opera interirore consiste in questo: che da quell’uomo che è, da quel Sé che si sente e sempre si ritrova, egli diventi materia per una educazione e una formazione al cui termina sta la maestria."

Tratto da libro "Zen e il tiro con l’arco", Eugen Herrigel. Consigliatissima lettura!

10 Feb

Nulla…

alcuni pesi non riesco proprio a sopportarli!

 Pensavo che la mia muscolatura emotiva potesse sostenere l’impatto ed invece mi hai steso al primo round.       

La tua abillità è quella di riuscire a sedurre i miei fantasmi!

Non finisce quì.

 

Traggo forza da tale citazione:

"L’immaginario non è luogo d’evasione e di fuga ma costituisce al contrario un momento di operatività sul reale. Genet si vuole realista – afferma Sartre – e la sua scelta di realtà lo conduce a immergersi nell’immaginario."

J.-P. Sartre, L’Imaginaire 

Tu più di chiunque altro

5 Feb

Miranda July è autrice, artista multimediale e regista di successo. I suoi racconti sono stati pubblicati su “The Paris Review”, “Zoetrope”, “The Harvard Review”, “The New Yorker” e “McSweeney’s”. Le sue performance artistiche, presentate in molti musei del mondo, sono state incluse nelle edizioni 2002 e 2004 della biennale del Whitney Museum. Nel 2005 è uscito il suo primo lungometraggio – scritto, diretto e interpretato da lei – Me and You and Everyone We Know, accolto con unanime consenso di critica e pubblico, con il quale ha vinto il premio speciale della giuria al Sundance Film Festival e il premio Camera d’Or a Cannes.

Miranda July dedica i suoi eccezionali talenti alla pagina scritta, in una raccolta di racconti davvero originale, sexy e tenera. In queste folgoranti storie, la July introduce la possibilità di un momento che possa cambiare tutto: una rivelazione, un evento apparentemente insignificante, un malinteso che riconfigura il mondo. I suoi personaggi sembrano cimentarsi con la vita in modo quasi goffo, teneramente ridicolo, a volte con troppa distanza, altre con troppa intimità. Con grande compassione e generosità, la July rivela le loro idiosincrasie, la stravagante logica e l’infinita nostalgia che governa le loro vite. Attraverso la sua penna, il quotidiano e l’ordinario si trasformano, si elevano sino a comporre una visione del mondo incantata e immaginifica, magica e poetica.Titolo: Tu più di chiunque altro
Autore: Miranda July
Traduzione: Delfina Vezzoli
Collana: I Canguri
Pagine: 176
Decisamente appagata concludo  la lettura di questo testo, sto seguendo i passi di tale donna con molto interesse…Incontro il favore di qulache altro estimatore? Vera
28 Gen

Sono orgogliosa di presentarvi la copertina della mia raccolta! (vedi post precendente)

Clicca sull’immagine per vederla ingrandita…Vi piace?

Per maggiori informazioni sulla reperibilità potete conttatarmi alla mia mail personale, grazie.

 

26 Gen

Una nuova creatura appare dal mio cappello a cilindro!

 

 Su stimolo di Roberto Matarazzo elaboro una piccola raccolta ontologica di alcuni scritti relativi all’anno 2007 dal nome ”Io dico – Effetti a carattere teatrale” periodo in cui la nascita di questo blog diventa una nuova forma di comunicazione e confronto con l’impegno Teatro.

Trattasi di materiale multiforme proveniente da quotidiani interrogativi.

Appunti, poesie, riflessioni e critiche sono stati ordinati cronologicamte per la creazione di questo testo.

 Mia scelta è quella di completare ogni articolo con una nota finale volta a chiarire le motivaizoni che mi hanno spinta all’atto. La definizione che preferisco di effetto è senza dubbio: ciò che è prodotto da una causa. Il mio movente è vivere svolgendo una personale ricerca nell’ambito del teatro.

Per i pochi lettori alcuni degli effetti che produce in me tale immersione in quest’arte…

Vi ho incuriositi?

 

ps I: Quanto prima sarà possibile vedere almeno l’immagine di copertina!

ps II: (riferito alla fotografia in alto) Chissà perchè quest’attrazione verso qualcosa di magico che dall’ interno esce e si anima stupendoti….dell’arte attoriale?

TEATRO DI/IN MOVIMENTO

28 Nov

Alwin Nikolais’s 1959 work Allegory. (Photograph from the Dance Division, New York Public Library for the Performing Arts, Astor, Lenox, and Tilden Foundations.)


Protected species: Two masked dancers hold 16 masks in Alwin Nikolais’s Gallery (1978).
photo: Tom Caravaglia

Alwin Nikolais (Southington  25 novembre 1910 – New York  8 maggio 1993) celebre coreografo, direttore d’orchestra, compositore e regista statunitense. Appartiene alla "seconda generazione" della Modern Dance americana, della quale è una figura fondamentale. Creatore del teatro astratto multimediale e della tecnica di danza Nikolais/Louis, la quale ha per fondamento il principio della motion. Con questo termine Nikolais indica la qualità che assume il movimento in base all’utilizzo delle categorie astratte universali tempo, spazio e forma. La motion pertanto si differenzia dal movement (gesto di uso quotidiano) perché è frutto di precise scelte spaziali, temporali e formali e per questo motivo è il fondamento della danza, che Nikolais definisce appunto a visual art of motion (arte visuale della motion). Da piccolo studia pianoforte e organo. Il suo primo lavoro consiste nell’accompagnare i film muti al Wesport Movie House di Hartford e le lezioni di danza presso alcune scuole. A ventitré anni inizia lo studio della danza con Truda Kaschmann, un’alllieva della danzatrice tedesca Mary Wigman…..to be continued…

"Theatre of emotion/theatre of motion:con questa coppia di termini, che potremmo tradurre "teatro di sentimento/teatro di movimento", per riprodurre l’assonanza dell’inglese, il coreografo americano Alwin Nikolais contrapponeva la sua visione astratta della danza, un teatro di puro movimento, esasperatamente visivo e tecnologico, alla danza narrativa, psicologica ed emotiva di Martha Graham e Doris Humphrey. […]

Dobbiamo smettere di contemplare il nostro ombelico per riprendere posto nello spazio! era solito dire Nikolais, alla ricerca di una danza che, liberata da qualsiasi messaggio freudiano, fosse invece in sintonia con il mondo moderno, con la sua tecnologia e con la rivoluzione dai mezzi di comunicazione di massa che, proprio negli anni Cinquanta, quando Nikolais produceva i suoi primi lavori, il canadese Mc Luhan cominciava ad analizzare nei suoi scritti.[…]  Nella linea di Nikolais e del teatro di motion sono nati, a partire dagli anni Settanta, gruppi come Pilobolus e Momix che del teatro di movimento hanno accentuato l’aspetto più vitalistico e atletico […] " Tratto da  "Teatro di sentimento/teatro di movimento: a ciascuno il suo linguaggio" di Marialisa Monna

Per approfondire l’argomento:

***Ricordi video indelebili nella mia memoria, volevo rispolverare la figura di quest’uomo.

Cerco di formare la mia conoscenza seguendo percorsi instintuali e non.

Mi diverto a curiosare fra le righe del mio presente,

è stupefacente stupirsi di ciò che già si conosce.***Vera

Supermarionetta

24 Nov

(1872-1966) at the Arena Goldoni, with a model stage, 1912. (Craig-Lees Collection, Harvard Theatre Collection).

Edward Gordon Craig

Edward Henry Gordon Craig – meglio conosciuto come Gordon Craig – (Stevenage, 16 gennaio 1872 – Vence, 29 luglio 1966) è stato un attore teatrale, scenografo, regista teatrale, nonché produttore.  Analizzare il lavoro di Edward Gordon Craig è come esaminare la natura del teatro stesso. Fu attore, scenografo, regista, critico teatrale e teorico. Craig fu tra i primi ad asserire che il regista era ‘il vero artista del teatro’. Craig progettò e costruì elaborate scene simboliche. La sua famosa scenografia composta da «schermi» astratti per l’Amleto, a Mosca, anche se si rivelò poco pratica e necessitò di aggiustamenti tecnici, provocò un grande effetto sul pubblico. Fu anche editore e caporedattore della prima rivista internazionale di teatro, il Mask magazine.


Cenni biografici 

Figlio illegittimo dell’architetto Edward Godwin e dell’attrice Ellen Terry, Craig nacque con il nome di Edward Godwin a Stevenage, nello Hertfordshire, in Railway Street. Fu battezzato a 16 anni, con il nome di Edward Henry Gordon. Prese il soprannome di Craig a 21 anni, con un atto pubblico. All’inizio del 1900, dopo aver lavorato in Gran Bretagna come attore, scenografo e regista, incontrò Isadora Duncan. L’amicizia con la danzatrice gli permise di viaggiare per tutta Europa, di conoscere, a Berlino, la grande attrice Eleonora Duse. A Firenze, nel 1906, progettò le scenografie di un dramma di Ibsen al Teatro della Pergola, in cui primeggiava la stessa Duse. Nel 1907 si trasferì a Firenze, dove cominciò a elaborare la sua concezione di scenografia, che doveva essere mobile, tridimensionale e formata da "schermi" astratti. Suggerì persino l’idea controversa di sostituire gli attori con delle marionette. Nel 1908 pubblicò i primi numeri di "The Mask", la prima rivista interamente dedicata al teatro, che continuò a essere stampata per oltre due decenni. Conobbe Stanislavskij, con cui instaurò un legame di amicizia. Nel 1911 pubblicò "On the Art of the Theatre", e nel 1913, "Towards a New Theatre", in cui descrisse le sue teorie e la sua poetica. Nel 1913 fondò la Scuola di Arte del Teatro, a Firenze. Durante la prima guerra mondiale soggiornò nella riviera ligure dove approfittò dell’isolamento per scrivere testi teatrali per marionette, contribuire alla redazione della sua rivista, e diversi altri scritti. Negli ultimi anni ricevette spesso la visita di personaggi come Jean-Louis Barrault, Laurence Olivier, Peter Brook. Morì nel 1966 a Vence, in Francia. Tratto da wikipedia

Per Craig:
«L’artista (o la Supermarionetta) è l’attore che si preoccupa di ricordare nei dettagli,

e di ripetere sempre uguale, il proprio percorso fisico e verbale.

È l’attore capace, così, di creare un materiale paradossalmente solido, su cui il regista, quando ci sarà, potrà lavorare.

L’attore non artista, per Craig, è quello che invece accentua l’inevitabile instabilità dell’arte dell’attore,

anche se questo lo porta ad un’eccellenza che può superare i limiti del teatro e confondersi con la genialità» (Schino 2001, p. 71)

L’ idea della Supermarionetta che è sembrata una presa di posizione estrema del regista contro gli attori è in realtà il tentativo di trasformare la materia instabile di cui è fatto il teatro in una forma controllabile e solida, su cui lavorare per poter fare del teatro una forma d’arte matura.